La Sicilia, luogo dai mille volti e sapori, è indubbiamente uno dei territori più ricchi del mondo per quanto riguarda la tradizione, la cultura e le bellezze naturali. È anche una terra intrisa di risorse, come ad esempio il grano, antico e pregiato elemento dai riflessi dorati riconosciuto già in epoche remote come uno dei pilastri della produzione agricola di tutto il Mediterraneo. E non è un caso se gli antichi Romani, già dai primordi delle loro conquiste, si spinsero a definire la Siciliacome il “Granaio di Roma” per via della sua sconfinata produzione cerealicola in grado di soddisfare le esigenze alimentari del vasto impero.
In occasione del consueto mercatino di prodotti alimentari allestito ogni domenica a piazzale Sanzio, Vivi Catania ha incontrato Francesco Vescera, Presidente di Confindustria Alimentare nonchè Presidente dell’associazione Compagnia del Grano, Presidente dei panificatori di Lentini e Carlentini e docente di attività subacquee, per parlare dell’importanza che il grano e il pane, suo prodotto più prossimo, hanno mantenuto e continuano a mantenere ai nostri giorni.
Attraverso le parole e i gesti di Vescera, pugliese trapiantato in Brianza, si comprendono la grande passione e l’enorme sforzo profusi nell’attività di gestione di un’azienda attiva nel nostro territorio da più di cento anni e rinata a nuova vita sotto il suo nome:
“Sono entrato nel mondo del lavoro già ad undici anni ed ho svolto numerosi impieghi. A sedici anni ero già capoturno e la mia meta è stata da sempre quella del confronto continuo. Gli obiettivi da raggiungere erano la soluzione, il fine per il quale si era chiamati a lavorare. Per raggiungere un obiettivo bisogna disporre della conoscenza a 360° delle tematiche trattate, solo dopo si può passare alla verticalizzazione e, dunque, al risultato finale”.
Per Vescera, dunque, “non basta avere conoscenza, bisogna anche saperla applicare. Nel 2000 mi dissero che non avrei più potuto fare pane, io invece ho applicato una tecnica manageriale perchè chi si accontenta muore. Il popolo siciliano, per esempio, ha ereditato un grande patrimonio socioculturale enogastronomico ma deve capire come sfruttarlo. Tutto sta nell’applicare le conoscenze e formarsi. L’azienda Fratelli Vescera, attiva dal 1890 e giunta ormai all’ottava generazione, si occupa di cultura. Tratto ogni settore, è una crescita culturale partendo, innanzitutto, dall’umiltà“.
Quali risultati avete ottenuto attraverso la lavorazione del vostro pane?
“Tra il 1986 e il 1987 ho confrontato il mio pane in Sicilia e, soprattutto, a livello nazionale in tutta Italia. Mi sono reso conto che il pubblico apprezzava il pane meridionale. In quel momento presi atto di stare producendo un’eccellenza. Ho dovuto fare un’indagine di mercato, grazie anche all’aiuto di Franz Cannizzo, il quale, attraverso i risultati ottenuti, mi ha confermato che si trattava di un prodotto vincente”.
Come vede la produzione del pane nel futuro?
“Il pane è e deve rimanere un prodotto artigianale. Noi seguiamo una linea tecnico-culturale. Il pane e il grano, per come venivano trattati un tempo, presentavano un rapporto sano ed equilibrato con l’uomo. Il grano è l’elemento che, insieme ai molluschi, alla selce e l’ossidiana, è sfociato come elemento principe. In Anatolia nasce tutto. È lì, all’interno del territorio della “Mezzaluna Fertile”, che si iniziò a lavorare il grano. Abbiamo tracciato un percorso storico che è durato anni attraverso l’opinione stessa dei contadini che siamo andati ad intervistare. Il nostro indirizzo ci spinge a fondare il nostro lavoro su quattro pilastri fondamentali: il grano antico e salutare, la molitura a pietra, la trasformazione attraverso il “crescente” ed infine la cottura nel forno a legna. Il prodotto finito può essere ottimale solo se si hanno le opportune conoscenze.”
Perchè avete scelto di diffondere il vostro prodotto proprio qui, nel capoluogo etneo?
“A dire il vero sono stati il Comune di Catania, attraverso l’approvazione del sindaco Enzo Bianco, e la Provincia, a sceglierci. Noi abbiamo un rapporto a 360 gradi con tutto il territorio”.
Cosa vi aspettate dai consumatori?
“Ci aspettiamo, innanzitutto, una conoscenza approfondita di queste tematiche ed un rapporto etico tra la nostra azienda ed il consumatore, in modo tale da essere continuamente spronati ad andare avanti nel nostro percorso. Puntiamo tutto sulla qualità. Essa sta al primo posto”.
“Io sono fermamente convinto – prosegue Vescera – che con la cultura si mangia. Non si può dimostrare il contrario, bisogna andare oltre il limite. La conoscenza non ha fine. Mi sento di dire che riesco ad imparare di più da un contadino piuttosto che da un docente universitario. Il contadino mette le mani nella terra, non si tratta soltanto di teoria. Qui c’è la pratica messa in atto. Il mondo contadino è la risorsa. Ma allo stesso tempo servono anche la scuola e l’Università. Personalmente diffido da chi dice che l’apprendimento non serva. Il sapere è dato anche dall’Università, si tratta di una componente fondamentale”.
È dunque la conoscenza che garantisce la qualità?
“Diffidiamo da chi nega l’utilità della conoscenza. La massima espressione dell’essere umano è la cultura, ma la massima espressione della cultura è il libro. Quando posso mi ci immergo. Permettetemi di concludere con una massima che ho coniato: chi dice che con la cultura non si mangia nega sé stesso, in quanto essi stessi sono figli di questa cultura”.
Vivi Catania ringrazia Francesco Vescera e l’azienda Fratelli Vescera per la disponibilità.
Articolo a cura di Salvatore Rocca
Foto di Francesco Pellegrino